Wilkie Collins nel 1874, foto di Napoleon Sarony |
Che cos'ha di tanto singolare questo romanzo, al di là dell’abilità con cui il narratore tratteggia la psicologia dei personaggi e per la fine ironia, tutta inglese, della sua scrittura? L’originalità sta nel fatto che il romanzo è suddiviso in diversi racconti, in cui gli stessi eventi sono narrati da vari punti di vista. Infatti Franklin Blake, uno dei protagonisti e cugino di Rachel, chiede a ognuno dei testimoni di redigere una sorta di memoriale per stabilire come si siano svolti veramente i fatti. Nel primo racconto parla, o meglio scrive, l’anziano maggiordomo Betteredge, fido domestico di famiglia, acuto osservatore e gran patito del romanzo Robinson Crusoe (l’unico che legge e rilegge per trarne massime e consigli, e considera comicamente una sorta di Bibbia). Nel secondo racconto la voce appartiene a Miss Clack, un’esilarante e attempata signorina tutta dedita alla religione, che guarda al mondo solo come un luogo di perdizione pieno di anime da salvare. Segue il resoconto del pragmatico avvocato di famiglia e infine dello stesso Franklin Blake, che tira le fila di tutto il discorso.
Nonostante la formula della ripetizione, il romanzo è tutt'altro che noioso e, anzi, ogni nuovo ciclo contribuisce a sollevare un altro velo, o a svelare dettagli impensati che contribuiscono a chiarire i fatti. Credo che Wilkie Collins sia stato uno dei primi a tentare l’esperimento di narrare gli stessi eventi da più punti di vista, pirandellianamente, e in questo consiste lo sguardo moderno del romanzo. Tra l’altro, attraverso il sergente Cuff, incaricato di indagare sugli eventi, prende forma anche la figura dell’investigatore nel romanzo poliziesco, di cui Collins è considerato uno dei padri. Naturalmente non mi addentro oltre nello svelarvi i dettagli (ahimè, scrivere recensioni di gialli è quanto di più limitante possa esservi!), in modo che da non rovinarvi il piacere della lettura. Aggiungo solamente che un’altra ragione per cui il romanzo fece scalpore è nella descrizione degli spaventosi effetti, diurni e notturni, dell’assunzione prolungata di oppio, come anticipato in Confessioni di un mangiatore di oppio di Thomas de Quincey, che difatti viene citato nella storia.
Per i nostalgici, segnali il link allo sceneggiato Rai su youtube, con Andrea Checchi nel ruolo del maggiordomo, Valeria Ciangottini nella parte di Rachel e Aldo Reggiani che interpreta Franklin Blake:
Buona lettura o buona visione, a seconda!
Grazie per il suggerimento, Cristina. Il tuo articolo mi ha convinta..."La pietra di luna" sarà la mia prossima lettura, non appena avrò finito di leggere il l romanzo che ho appena iniziato. Molto intrigante l'idea della storia ripetuta e narrata da vari punti di vista. Mi è tornato in mente un vecchio film del 1989 "Mistery Train"di Jim Jarmush (ah! il mio mezzo secolo di vita, quanti ricordi!) e che all'epoca mi entusiasmò. Fui colpita e affascinata soprattutto dalla pluralità delle narrazioni (tre episodi) e dal loro intreccio nell'intera trama :-)
RispondiEliminaStella, non ho visto il film che menzioni, e quindi mi hai incuriosita. Però come dicevo su FB, ho visto "Rashomon" di Kurosawa, che è basato sullo stesso principio: di un singolo avvenimento ognuno dice la sua, e alla fine non si ha una versione che possa convincere del tutto. Di Wilkie Collins segnalo anche "La donna in bianco", letto da una mia amica, basato sullo stesso principio della narrazione da più punti di vista. Anche lì ci sono avvenimenti che sembrano avere a che fare con il soprannaturale, e che invece vengono spiegati con razionalità, secondo la migliore tradizione del romanzo giallo.
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